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STORIA ROMANA 

  Il territorio dell’Agordino, posto al margine centro-occidentale della provincia di Belluno, non è stato finora oggetto di studi sistematici e approfonditi, se escludiamo la pregevole opera di don Ferdinando Tamis Storia dell’Agordino, Nuovi Sentieri, 1978; pertanto, per quanto riguarda i primi insediamenti umani si possono fare soltanto delle ipotesi.

  I primi ritrovamenti archeologici risalgono alla fine del secolo scorso: in ben undici località  nelle vicinanze di Agordo sono affiorati reperti attribuibili a tombe altomedievali.

 

 Per la storia preromana un documento importante è rappresentato dalla piramidetta sepolcrale, iscritta in lingua venetica, ritrovata sul Monte Pore nel territorio di Colle Santa Lucia e quindi ai confini dell’Agordino storico Questo documento non è sufficiente per attestare una presenza abitativa stabile nell’Alto Agordino qualche secolo prima dell’era volgare e Giovan Battista Pellegrini pensa ad una riutilizzazione della pietra in epoca medievale come confinazione di pascoli.

 

  Molto importanti per l’epoca romana sono le iscrizioni confinarie del Monte Civetta, che segnalano l’inclusione della media Val Cordevole nell’agro dei Bellunati. Numerose sono le monete romane, che risalgono ai secoli V-I a.C., ritrovate in vari luoghi, specie nelle zone di transito. Ma non si conoscono fonti archeologiche di epoca classica e questo ha portato gli studiosi ad escludere “una qualche forma di romanizzazione (insediamenti rustici, ville, strade), probabilmente a motivo della situazione morfologica del territorio “ (G. Malagola, Nuovi reperti altomedievali dell’Agordino, in Memorie storiche Forogiuliese, 1988).

Scavi di La Valle

Piramidetta sepolcrale del Monte Pore

 


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